Il mondo che calpestiamo

Camminiamo, usiamo automobili e ogni sorta di mezzo. Il suolo che ci sostiene, ci nutre e ha un suo ecosistema è sempre meno tenuto in considerazione, questo allarme ha fatto sì che l’Onu abbia dichiarato che il 2015 sia l’anno del suolo. Sfamare il pianeta vuol dire tenere conto del mondo che io calpesto tutti i giorni e del suo equilibrio, che per riprodursi occorrono centinaia di anni.
D’altronde il cibo cresce dalla terra e non
dal cemento. Tu cosa pensi?
Fabio Aguzzoli.

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  1. Barbara Canovi

    Già, il cibo non nasce sul cemento! Speriamo che si diffonda sempre di più la consapevolezza che la terra siamo noi e che, finché avremo un corpo, questo sarà indissolubilmente legato al suolo che ci sostiene e alla sua sorte. Vi è negli ultimi anni un ritorno alla terra da parte di giovani che intraprendono l’attività contadina con mezzi nuovi e nuove modalità, ma con l’antico spirito di voler conservare e preservare la ricchezza del territorio in cui sono nati. Credo che sia anche una risposta al logorio della vita moderna, al desiderio di ritmi più equilibrati e di creare qualcosa di “buono” per tutti, non solo per se stessi. E’ un buon segno e voglio credere in questo.

    • Ciao Barbara, le mie origini sono contadine e, ho avuto la fortuna di provare con l’aiuto dei miei genitori a lavorare la terra, mestiere duro ma che io ritengo vero. Coltivi ciò che mangerai, vivi in simbiosi con la natura e ti senti vivo, riscopri il contatto con il terreno e tutto il suo mondo. Questo è un grande valore che dovremmo non dimenticare. Grazie e a presto Fabio. A

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